Abbigliamento sostenibile: i migliori brand in Veneto

Nel mio blog ho parlato spesso di moda sostenibile: oggi vi invito nella mia regione, a conoscere migliori brand di abbigliamento sostenibile in Veneto. Cosa c’è di speciale in un viaggio del genere? La scoperta che ognuna delle storie che racconterò parla una lingua diversa, esplorando diversi aspetti della sostenibilità.

1. Eliani – Asolo

Nella prima tappa alla scoperta dei migliori brand di abbigiamento sostenibile in Veneto arriviamo ad Asolo, la cittadina del Montello dove ha nasce Eliani.

Eliani è il brand di abbigliamento femminile creato da Anita e Elisabetta. Dopo una lunga esperienza nel settore, le due imprenditrici hanno deciso di dar vita al loro progetto, valorizzando il territorio e i piccoli laboratori di produzione artigianale.

Tutti i capi di abbigliamento proposti, infatti, sono confezionati da laboratori locali, dando il giusto valore – e la giusta remunerazione – alla competenza e alla preparazione di chi ci lavora.

Non solo: Anita ed Elisabetta sono ambasciatrici di un’idea di moda diversa, che è anche un’idea di femminilità diversa. Perché? I loro abiti sono pensati per essere indossati da ogni donna: linee morbide ed essenziali, eppure estremamente femminili, che avvolgono e non costringono.

Merito dei tessuti, che viene voglia di accarezzare al primo sguardo, e dei colori, che riprendono le tinte della natura e le atmosfere sognanti dei colli asolani. Merito soprattutto di una filosofia che esalta l’unicità della donna, ne celebra il cambiamento in ogni fase della vita e parla di personalità e carattere: con eleganza ed armonia.

Non per nulla, gli abiti della collezione sono ispirati a donne forti, capaci di lasciare il segno. La divina Eleonora Duse, ad esempio, che affermava: “Senza la donna non va niente. Questo l’ha dovuto riconoscere perfino Dio”. Oppure Caterina Cornaro, regina di Cipro, che invitò alla sua corte di Asolo pittori, scrittori ed intellettuali del suo tempo.

Tutti i tessuti utilizzati sono naturali e prodotti quasi esclusivamente in Italia, come cotone e canapa. Anita, poi, si sta muovendo per sviluppare relazioni con produttori locali di altre fibre, per sostenere l’economia del territorio e la diversità delle proposte.

Ad indossare gli abiti delle diverse collezioni nel catalogo di Eliani sono le stesse donne che li hanno prodotti: il modo migliore per valorizzare la filiera artigiana, fatta di cura dei dettagli e competenza coltivata giorno dopo giorno. Le immagini della collezione sono spontanee: volti, espressioni e sorrisi di donne vere. La sostenibilità per Eliani è questo: dare spazio e valore ai piccoli produttori locali, proponendo una moda senza tempo. Una moda fatta per durare.

2. Lule Design – Oderzo

Il nostro viaggio tra i migliori brand di abbigliamento sostenibile in Veneto si sposta in pianura, in un’altra bellissima cittadina storica: benvenuti a Oderzo, la mia città natale. Non poteva mancare una tappa tra i portici e l’acciottolato che conosco fin da bambina. E proprio di abbigliamento per bambini si parla, andando a conoscere Lule Design.

Lule Design è il bellissimo laboratorio artigianale di Giuseppina: una piccola bomboniera, tra colori chiari e piccole meraviglie realizzate rigorosamente a mano. La passione per l’abbigliamento di questa ragazza di origine calabrese viene da lontano. Nella sua zona di origine le famiglie ancora oggi confezionano a mano meravigliosi corredini per i nuovi nati, come un piccolo regalo di benvenuto.

“Benvenuto” è davvero la parola che chiunque entra da Lule design sente pronunciare. Gli scaffali di legno chiaro riversano sui visitatori pennellate di colori: stoffe morbide, che hanno la solidità del cotone di qualità e l’allegria di immagini e stampe che sembrano uscire dritte dritte da un libro per bambini.

Ogni dettaglio, ogni orlo, ogni bottone è cucito cura e attenzione: la stessa attenzione che Giuseppina dedica alla scelta dei tessuti. Non potrebbe essere altrimenti, dato che il tessuto sarà a contatto con la pelle dei bambini. Per questo, Lule Design sceglie unicamente stoffe naturali, lavorate senza usare formaldeide o additivi chimici, quasi tutte certificate GOTS.

Cosa significa? GOTS è il marchio internazionale che identifica i capi di abbigliamento prodotti rispettando criteri etici e di sostenibilità lungo l’intera filiera di produzione: colture non intensive, equa remunerazione dei lavoratori, rispetto dell’ambiente in tutte le fasi di produzione, no al lavoro minorile. Il risultato di queste scelte sono capi belli e resistenti, fatti per durare: l’esatto contrario del fast fashion a cui siamo abituati, anche nell’abbigliamento per bambini.

Il nome “Lule Design”, poi, deriva da una parola in arbëreshë, la lingua della minoranza italo – albanese arrivata secoli fa nelle regioni del meridione e ancora presente oggi. Significa “fiore”, e ricorda i papaveri che il nonno di Giuseppina le portava la sera, di ritorno dai campi: forse è per questo che la moda sostenibile di Lule Design è lieve e colorata come un giorno d’estate.

3- Il laboratorio di sartoria del Carcere della Giudecca – Venezia

La nostra terza storia alla ricerca dei migliori brand di abbigliamento sostenibile in Veneto ci porta a Venezia, nel sestiere della Giudecca. Qui la cooperativa sociale “Il Cerchio” ha dato vita ad un progetto per creare opportunità di formazione e lavoro per le detenute del carcere della Giudecca.

Il piccolo laboratorio di sartoria del carcere della Giudecca è nato oltre vent’anni fa, quando inizia a lavorare per la cooperativa Annalisa Chiaranda. Annalisa conosce i fondamenti della sartoria e “Il Cerchio” la sostiene nella sua proposta: portare bellezza e dignità in carcere per aiutare le detenute nel percorso che porta al recupero della stima di sé e alla speranza.

Gli inizi non sono semplici: difficoltà organizzative, attrezzature usate, regole stringenti per la gestione delle attività. Giorno dopo giorno, pero, il laboratorio cresce, e crescono anche le competenze delle donne che ci lavorano. Dai primi abiti, semplici e imperfetti, si arriva alla creazione di raffinati modelli sartoriali in lino, seta e cotone.

Il progetto si fa conoscere, e diventa un’eccellenza nel panorama complesso della formazione professionale in carcere in Italia. Certo, le difficoltà ci sono, eccome: le situazioni interne al carcere e le notizie che arrivano dall’esterno hanno un impatto forte sullo stato d’animo delle detenute. Di conseguenza, a volte è difficile gestire il lavoro come se nulla fosse, rispettando tempi e scadenze.

Il laboratorio di sartoria, però, è sostenuto dal lavoro di operatori qualificati, umanamente e professionalmente. E, grazie ai legami della cooperativa con le istituzioni, le organizzazione e le imprese del territorio, l’iniziativa si consolida e viene inserita in eventi importanti. Come la Mostra del Cinema di Venezia, dove la sartoria del carcere è ospite fissa da anni. O gli appuntamenti della Venice Fashion Week, con la sfilata organizzata nell’incantevole cornice del Fondaco dei Tedeschi.

Del resto, basta guardarli questi abiti per rendersi conto di trovarsi di fronte a qualcosa di speciale. Linee deliziosamente retrò e proposte più moderne, tagli sartoriali senza tempo, adattati al gusto e allo stile attuale. Chi entra da Banco Lotto n.10, il piccolo negozio-boutique nato per proporre a veneziani e visitatori le creazioni della sartoria, ha l’impressione di fare un viaggio nel tempo. Il gesso per segnare gli aggiustamenti su misura agli abiti, lo specchio che fa capolino tra stoffe e vestiti, le vetrine impeccabili parlano di cura, bellezza e… sì, di amore.

Amore e amor proprio: quello che le donne del laboratorio riscoprono e ricostruiscono ogni giorno. E sono proprio le parole di una di loro a spiegare in pieno il senso di un progetto difficile da credere ma impossibile da dimenticare: “Non mi sono mai sentita me stessa da nessuna parte: qui mi sono ritrovata”.

4 – L’abbigliamento etico di Altromercato

L’ultima tappa del nostro percorso tra i migliori brand di abbigliamento sostenibile in Veneto ci fa conoscere Altromercato, la più grande realtà italiana nel settore del commercio equo e solidale. Nata a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, oggi conta oltre trecento “Botteghe Altromercato” su tutto il territorio nazionale.

L’esperienza della moda etica, invece, si sviluppa in tempi più recenti. Le prime magliette tessute con cotone indiano e i maglioni delle Ande arrivano in Italia all’inizio degli anni 2000, con un obiettivo: valorizzare il lavoro di chi le produce e raccontare le loro storie. Storie di uomini e di donne che spesso sono maestri di arti e competenze specializzate, e che lavorano sapendo di poter garantire condizioni di vita dignitose alle loro famiglie: questa è la promessa dell’abbigliamento etico Altromercato.

Sì, perché dietro ad ogni capo ci sono ore passate al telaio, collaborazioni tra persone a volte distanti ma che contribuiscono alla produzione lungo i diversi passaggi della filiera. Sono nastri invisibili, linee sottili che si intrecciano collegando mondi, uomini, donne, sogni e speranze.

Le prime iniziative partono con le collaborazioni avviate da alcune cooperative che appartengono al consorzio Altromercato. L’interesse c’è, il progetto cresce e, nel 2012, uno sviluppo importante ne consolida la struttura e gli obiettivi: Marina Spadafora, stilista e portavoce della moda etica mondiale, disegna e sviluppa la collezione “Auteurs du Monde” in esclusiva per Altromercato.

Ogni capo racconta il messaggio dietro al progetto: tessuti prodotti in modo sostenibile, colori che ricordano la terra, il verde degli alberi, le acque dei grandi fiumi, stoffe che si piegano in morbide curve sotto la mano di chi le sfiora. Ogni vestito, ogni maglia nasce da un’ esperienza di collaborazione unica nel suo genere.

Accade anche nel 2020, quando Altromercato propone On Earth, una cooperative collection che si rinnova stagione dopo stagione. A crearla sono stilisti che seguono le centrali di importazione, curando i rapporti con gli artigiani produttori uno a uno.

Gli stilisti, professionisti della creatività e conoscitori del mercato, chiedono ai produttori di innovare, sperimentando lavorazioni inedite, lavorando con materiali sostenibili e a volte insoliti, com la fibra di banano, provando nuovi strumenti. Ad esempio, in una delle collezioni del 2020 gli accessori venivano profilati con il taglio laser. Il risultato? Gli artigiani che confezionano abiti, borse e gioielli si formano e si specializzano. Una crescita professionale e personale continua, per se stessi e per le loro comunità.

E poi, c’è l’attenzione al cliente: da Treviso a Montebelluna passando per Vittorio Veneto, chi entra in una bottega Altromercato per acquistare un capo d’abbigliamento sa che verrà accolto in modo differente. Non è solo una questione di taglia e colore: piuttosto, il sentirsi bene dentro ad un capo che rispecchia la propria personalità e il proprio modo di essere.

Una sorpresa, una riscoperta, spesso l’avvicinarsi con la propria storia ad altre storie. Abiti che fanno stare bene chi li indossa e chi li produce: questo è il senso della moda etica, per Altromercato.

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