Luca Carriero ha fondato Nehwe poco più di un anno e mezzo fa: una start up che crea robottini con materiale di riciclo e mescola fotografia, grafica e arte urbana. Però a Nehwe – e forse anche un po’ a Luca – le definizioni stanno strette: allora, meglio raccontare come nasce il progetto e come si sta sviluppando.
Che cos’è Nehwe
Vi è mai capitato di sentire che il vostro ambiente, quello in cui lavorate da anni, non vi somiglia più? A Luca, 45 anni e una carriera da manager nel settore bancario, è successo un paio d’anni fa. Qualcosa inizia a scricchiolare e lui non si sente più al posto giusto, anche se conosce il suo mestiere sulla punta delle dita.
Un giorno Luca decide di dedicarsi ad un’attività pratica che lo aiuti ad allargare le maglie di un disagio sempre più evidente. Il bisogno di creare si fa strada, come un risveglio naturale o una necessità fisica. Sotto gli occhi stupiti di sua moglie, Luca smonta un frullatore mai usato: dai resti sparsi dell’elettrodomestico nasce il primo robottino.
Pensate ad Asimov e ai suoi robot capaci di provare sentimenti umani o al Golem della tradizione ebraica, animato da una parola. Oppure, ancora, immaginate la curiosità creativa e vitale di un bambino che smonta e rimonta viti e bulloni. I robottini di Luca sono qualcosa di simile: la voglia di creare che trasforma gli oggetti quotidiani e dà loro nuova forma e nuova vita.
Luca è anche un appassionato di fotografia in una città in fermento: a Milano gli angoli insoliti non mancano e lui ama fotografare le opere degli street artist. Dai suoi scatti, attraverso la rielaborazione grafica, nascono creazioni che offrono una visione diversa su grandi questioni e piccoli temi. È lui a definire gli accostamenti e i colori delle composizioni, che poi diventano stampe sui supporti più impensabili: un vecchio cofano d’auto, lastre dismesse di navi, tela.
“Riciclanti d’arte”: così Luca descrive se stesso e la sua compagna, che lo sostiene fin da quando Nehwe è stata fondata. Un taglio netto con il passato, che ha spinto Luca a lasciare il suo lavoro e a dedicarsi ad altro. “Ma non chiamatemi coraggioso – sottolinea – la vita è una sola, e io voglio passarla a fare quello che mi piace”.
Le creazioni di Nehwe
Nehwe, ovvero “sia fatto”. È una parola in aramaico con un significato profondo che parla di libertà e determinazione. La libertà di creare senza limiti, la determinazione nel dare una connotazione precisa a un progetto di impresa.
Costruendo robottini con componenti di riciclo e scegliendo di stampare le sue opere grafiche su supporti di risulta Luca prende posizione. Propone creazioni sostenibili, fatte con piccoli e grandi frammenti di oggetti quotidiani dimenticati e con materiali rispettosi dell’ambiente. Per assemblare i suoi robottini, ad esempio, sceglie colle atossiche, riducendo l’uso di sostanze nocive.
I primi robottini hanno la forma degli amici di Luca e di sua moglie: ne riproducono i tratti fisici, ma anche le caratteristiche personali e caratteriali. Luca compone, riflette, lima: un lavoro pieno d’amore, perché la ricerca per renderli simili al loro modello in carne e ossa ha la forza del legame e la bellezza del ricordo.
Possono muovere testa e braccia, e custodire segreti e messaggi con una grazia antica. Sarà il recupero di vecchie scatole, o l’uso di componenti tecnologici in disuso, ma questi piccoli uomini e queste donne di latta sembrano rallentare lo scorrere del tempo. Ci si fida di loro come del bottegaio sotto casa, lo stesso da 50 anni: che resiste, insiste, testimonia. E che ci conosce da quando eravamo alti così, riuscendo sempre a strapparci un sorriso.
L’inizio della ricerca artistica di Nehwe nel campo della fotografia segue una strada diversa, che passa per le vie di Milano. Una ricerca di opere nascoste, disegnate sui muri della metropoli per lasciare un segno e un messaggio. “Adoro la street art – racconta Luca – per me i graffiti sono arte, non c’è dubbio”.
Per questo, la sua macchina fotografica raccoglie disegni, pezzi di architettura urbana, significati di altri e parole: e li ricompone, li assembla, crea per loro un senso diverso utilizzando gli strumenti della grafica digitale.
Una volta trasformati, forma, parola e colore ritornano di nuovo nel mondo reale, su supporti diversi. “La prima volta, i ragazzi del laboratorio di stampa con cui collaboriamo mi hanno guardato come se fossi pazzo. Gli ho chiesto stampe su superfici impossibili, usando tecniche e inchiostri il più possibile sostenibili”, racconta ridendo.
L’evoluzione e il futuro
I robottini di Nehwe attirano subito l’attenzione di Massimo Triulzi, giornalista e divulgatore, che tra fine 2019 e inizio 2020 sta preparando una mostra a tema. Il giornalista invita Luca a partecipare come artista, ma lui non si sente ancora pronto. Ha bisogno di tempo prima di proporsi ad un pubblico: tempo per sviluppare il suo progetto, per sbagliare, migliorare e raccogliere riscontri.
Lavorare nel mondo della finanza gli ha insegnato che una start up, prima di decollare, deve attraversare un percorso. L’idea non basta: va testata, sperimentata, validata sul mercato. In questo, Nehwe non è diversa da altri progetti d’impresa: Luca lo sa bene.
I riscontri non mancano: poco tempo fa l’azienda è stata contattata dal curatore di Gallerima, una galleria d’arte online che dà spazio e visibilità agli artisti emergenti. Luca a breve esporrà i suoi lavori sul sito della galleria: sarà la prima uscita pubblica di Nehwe.
“Fantastiche“, “Sorprendenti”, “Bellissime”: chi le vede per la prima volta definisce così le opere di Luca. Ma che cos’è la bellezza? Una domanda antica come il mondo, per cui ognuno ha una risposta diversa. Per Luca la bellezza è ovunque, anche nel contrasto.
E i contrasti nelle opere grafiche di Nehwe ci sono, eccome. Immagini forti, che lanciano un messaggio e invitano a riflettere. Spesso sono le parole a suggerire la chiave di lettura, in un contesto straniante, a volte lirico, a volte inquietante, ma che non lascia mai indifferenti.
“L’arte deve confortare il disturbato e disturbare il comodo”: in uno dei suoi ultimi post Luca cita Bansky per parlare di un’arte che si fa stimolo e messaggio. Le creazioni di Nehwe parlano, a volte gridando, altre sussurrando: ma è l’osservatore a trarre le sue conclusioni. O, per meglio dire, a iniziare il suo viaggio.
Opere che fanno pensare, immagini che mettono in moto qualcosa: dal movimento nascono le relazioni umane ed entrando in relazione si crea valore. Luca ne è profondamente convinto, al punto di rifarsi al concetto di economia sferica di Oscar Di Montigny: valore genera valore, in termini economici, umani e ambientali.
Non c’è da meravigliarsi se in una visione del genere si ritrovano parole come “vocazione”, “relazione” e “persona”. Luca lo racconta così: “Nehwe è un’impresa aperta: siamo pronti a mettere la nostra creatività e le nostre esperienze a servizio degli altri”. Che sia un bambino che vuole costruire un robottino, un artista che propone una collaborazione o un’aspirante imprenditrice che chiede supporto per definire il suo business, Nehwe accoglie tutti.
È entrando in relazione che si cambia e si cresce: la stessa solida crescita che Luca sta costruendo per la sua start up. “Non ho paura di essere considerato un pazzo“, dice. E il tempo, giorno dopo giorno, gli sta dando ragione.
Link utili:
Sito web: https://www.nehwe.it/
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