Luigi Mazzola è testimonial, performance coach e formatore per le aziende. Un percorso iniziato molti anni fa, quando faceva tutt’altro: fino al 2009, infatti, Luigi lavorava nel mondo della Formula 1 come ingegnere di pista e manager della Ferrari. La sua è una storia di cambiamento e passione, nata lavorando gomito a gomito con grandi campioni e grandi leader.
Chi è Luigi Mazzola
Che cos’hanno in comune uno sportivo professionista, un manager d’impresa e un grande attore teatrale? Sono tutte figure che hanno carisma, autorevolezza e la capacità di essere efficaci e performanti. In una parola: leader. Ma chi è un leader? È proprio chiedendoselo che Luigi Mazzola diventa performance coach.
Luigi inizia la sua carriera nel mondo della Formula uno nel 1988 come ingegnere di pista della Ferrari. Un ambiente competitivo, in cui la performance ai massimi livelli è regola e legge. Cambiamento continuo, pressione agonistica: l’obiettivo è vincere. Fin da subito si trova a lavorare in una squadra dove coordinare risorse e farlo al meglio è indispensabile. Gli ingegneri, i meccanici, la macchina: si lavora in team, per un risultato condiviso.
Nel 1992 passa alla Sauber, una nuova scuderia che si affaccia alle corse in Formula uno proprio in quell’anno. È una squadra tutta da costruire e Luigi è pronto a dare il suo contributo: gli viene affidata una posizione manageriale, in cui coordina uomini e mezzi. L’obiettivo è lo stesso, ma la sua posizione è diversa: è il passaggio difficile e strategico dal “saper fare” al “far fare”.
Qualche anno dopo Luigi torna in Ferrari, dove resta fino al 2009 come tecnico e manager. Nella scuderia di Maranello lavora con grandi campioni: Nigel Mansell, Alain Prost, Rubens Barrichello, Felipe Massa, Kimi Raikkonen, Michael Schumacher e molti altri. Sono questi gli anni in cui inizia a interrogarsi sulle caratteristiche di un leader. Lui lo spiega con un esempio semplicissimo: “Lavorare con i grandi è come assaggiare una buonissima torta. Una volta provata ti chiedi com’è fatta, perché vuoi imparare a prepararla anche tu. Io ho fatto lo stesso: con il tempo, lo studio e – soprattutto – l’esperienza, ho decodificato le caratteristiche di un leader”.
Per questo, nel duemila Luigi Mazzola riprende a studiare, seguendo master e corsi di specializzazione e formandosi come coach. Alla fine della sua carriera in Formula uno, a 46 anni, ha accumulato esperienza e competenze come tecnico, ma anche come manager e formatore. Decide di metterle a servizio delle aziende: inizia la sua carriera di speaker motivazionale e performance coach, lavorando con imprese, professionisti e sportivi.
Come agisce un leader
Oggi si parla molto di “Impresa 4.0“: imprese e industrie stanno adottando un modello organizzativo e produttivo in cui le tecnologie digitali integrano macchine e strumenti. Un’evoluzione diventata strategica, anche nelle politiche nazionali di sviluppo degli ultimi 6 – 8 anni: le tecnologie digitali hanno un ruolo sempre più importante nell’organizzazione dei processi aziendali, nella produzione, nella logistica.
Le performance di macchine e mezzi sono migliorate e il limite si sposta sempre più in là, dove l’essere umano non può arrivare. Ma che differenza c’è tra un uomo e una macchina? Luigi Mazzola lo spiega così: “Nell’uomo ci sono intelletto e istinto, materia e spirito, la dimensione finita della ragione e l’infinito dell’intuizione. I risultati migliori arrivano quando queste dimensioni lavorano insieme”. È quello che lui chiama “Infinito.zero“: la capacità creativa, l’ispirazione, l’intuizione che guidano la conoscenza.
Il nostro corpo è composto da 60 trilioni di cellule che, in ogni istante, compiono un numero incredibile di operazioni per tenerci in vita. Pensate a quanto straordinariamente complesso è il semplice atto di respirare: eppure, lo diamo per scontato. Non siamo noi a governare le nostre funzioni vitali primarie: è il nostro inconscio.
Facciamo un passo indietro e torniamo alla Formula uno. Nel mondo delle gare automobilistiche di massimo livello le tecnologie 4.0 non sono una novità: c’erano già quando Luigi lavorava in Ferrari, per sostenere e migliorare le performance di tutto il team.
Dall’altra parte il pilota, che – iperboli da titoli del giorno dopo a parte – non è una macchina. Certo, è un professionista competente ai massimi livelli che prima della gara analizza, programma, si prepara e prepara la sua auto con precisione maniacale.
Poi però, entra nell’abitacolo. E spegne la parte conscia del suo cervello: click. Tutto quello che ha imparato, pianificato, deciso c’è, ma è dato per scontato: proprio come – dicevamo – è scontato respirare. Il pilota lascia spazio all’inconscio, all’intuizione: a quella capacità di vivere esclusivamente nel presente che accomuna i grandi leader nel momento di massima performance.
Luigi spiega così anche l’enigma affascinante e incomprensibile che porta un uomo a rischiare senza paura giro dopo giro, gara dopo gara. “La paura è la proiezione nel futuro di qualcosa che potrebbe accadere, ma di fatto non sta accadendo. Se il pilota vive l’attimo presente, non pensa al futuro: per questo non ha paura”.
Avete mai fatto un esame, a scuola o all’università? Oppure, siete mai saliti su un palco per un saggio, o per andare in scena? All’università si arriva sempre un po’prima dell’esame: ci si prepara, si ripassano le ultime cose, magari filtra qualcosa delle domande che la commissione ha fatto a chi ha sostenuto l’esame prima di te.
È il tuo turno: una stretta alla bocca dello stomaco e saliva a zero. Ti sei preparato benissimo, eppure per un attimo ti manca il terreno sotto i piedi. Il presidente di commissione fa una prima domanda, tanto per rompere il ghiaccio. La sai, e inizi a esporre. Man mano che l’esame procede diventi sempre più sicuro. Le parole scorrono, non hai più bisogno di pensarci.
Un grande leader ha la stessa capacità di preparazione e di performance, elevate all’ennesima potenza. Vive l’istante presente al massimo, e lascia che l’inconscio guidi il suo sapere: si entra nell’abitacolo, si scatta dai blocchi di partenza, si sale sul palco. Luigi Mazzola, nella sua vita, lo ha visto fare tantissime volte e ha studiato per capire come ci si riesce: ora, nel ruolo di performance coach, lo insegna ai manager delle aziende.
Luigi Mazzola come performance coach
Sapete da dove viene la parola “carisma“? Deriva dal greco caris, che significa dono. Un regalo del destino per chi lo possiede? No, piuttosto un dono che le persone carismatiche fanno a chi sta loro intorno. Se trasferiamo carisma e leadership nel contesto lavorativo, il leader comunica la propria energia a chi lavora con lui.
Nei percorsi formativi per le aziende, Luigi insegna ai manager a coordinare i propri collaboratori in modo efficace, agendo sulle loro convinzioni e guidandoli verso un risultato. Da un punto A a un punto B, in tappe diverse:
- Identificare l’obiettivo: è il punto di arrivo, la meta da raggiungere. Definirlo in modo chiaro e specifico è fondamentale.
- Comunicare l’obiettivo: entrare in sintonia con i propri collaboratori, descrivendo efficacemente il risultato e tenendo conto del modo di essere e di comunicare di tutti i membri del team. È qui che entra in gioco la passione, la capacità di trasferire motivazione ed energia. Ci sarà chi tira indietro e chi già condivide lo slancio verso il risultato. Un leader che comunica efficacemente inizia in questa fase a lavorare sulle convinzioni delle persone, per far sì che tutti remino nella stessa direzione.
- Coinvolgere i collaboratori: è il passaggio cruciale. Il leader chiede al suo gruppo di lavoro di proporre delle soluzioni per raggiungere l’obiettivo. Due gli elementi fondamentali: ascolto e capacità di fare domande. “È la fase in cui un leader fa la magia“, racconta Luigi.
“Ascoltare e fare domande sono competenze fondamentali per qualsiasi coach“, spiega ancora. Del resto, pensate a Socrate. Ascoltando e interrogando, il filosofo greco faceva emergere consapevolezza e soluzioni in chi gli stava di fronte. Per un leader, siamo in una situazione molto simile.
Un manager che chiede ai suoi collaboratori di suggerire delle soluzioni e si mette in ascolto delle proposte che arrivano sembra fare un passo indietro. Non è affatto così: al contrario, sta chiedendo a ciascuno di attivare le proprie competenze e sta dando loro valore, per avanzare verso l’obiettivo. Da qui nascono le soluzioni: da persone che si sentono valorizzate, e che per questo danno il meglio di sé.
Un ingrediente fondamentale del rapporto tra leader e collaboratori è l’intelligenza emotiva. Che cos’è? È la capacità di riconoscere le proprie emozioni, percepire quelle degli altri e trasformarle in energia per agire. Ancora una volta, pensiero ed emozione lavorano insieme. Con una differenza: le emozioni sono infinitamente più potenti.
Siamo di nuovo sul filo delle parole. Per descrivere l’intelligenza emotiva, l’inglese usa l’espressione “Emotion Management Intelligence“ L’italiano ci tradisce, traducendo con “gestione delle emozioni”: una frase che sa di gabbia. “Non esistono emozioni positive o negative: le emozioni sono input che il nostro corpo ci dà per poter agire. Non vanno represse, ma valorizzate e utilizzate”, spiega invece Luigi.
I percorsi di formazione che propone alle aziende sono brevi, eppure riescono a dare ai partecipanti competenze immediatamente applicabili. Il punto di partenza è una valutazione su più fronti che definisce i tratti del carattere, i talenti e i margini di miglioramento di una persona. Un test accurato, tanto da far esclamare a Nolan Djokovic, che Luigi Mazzola ha seguito come performance coach: “Ma non è possibile che solo con un test tu sappia così tanto di me! Hai parlato con qualcuno!”.
Sorride mentre ricorda. Approfitto per chiedergli se si è mai trovato in difficoltà nel suo lavoro. La sua risposta è immediata: “Mai“. Lo guardo stupita. Luigi non è un arrogante: bastano cinque minuti per capirlo. È – naturalmente – molto sicuro di sé, eppure una risposta del genere spiazza. La sua spiegazione è semplice: “Dai tempi dell’università, ho messo sempre in discussione la mia capacità di saper fare qualcosa. Per questo, mi sono sempre preparato al meglio, per poter fare il mio mestiere al massimo e con una coscienza libera”.
Preparati, poi vai a fare il tuo lavoro divertendoti: è questo il suggerimento che Luigi Mazzola dà ai manager. Dopo ogni sessione, c’è un momento in cui raccoglie i feedback di chi partecipa ai suoi corsi, per capire “Cosa ho fatto bene, cosa ho fatto male, cosa avrei potuto fare meglio”. Un modo per evolvere, per migliorare giorno dopo giorno.
Le aziende richiedono il suo intervento, gli organizzatori di eventi lo chiamano come speaker e testimonial, Luigi insegna all’università, collaborando con la BBS – Bologna Business School e con l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Lo fa portando la sua competenza di coach e la sua esperienza di manager. Un cambio di vita, ma nemmeno poi tanto.
Del resto, cambiamento e motivazione sono due forze potenti: cambiamento vuol dire accettare che le cose evolvono e adattarsi all’evoluzione senza subirla. E la motivazione? È la stessa che fa dire a Luigi: “Io a diciassette anni ero già ingegnere di pista in Ferrari”. Un sogno, una visione: ma una visione realizzata nei fatti qualche anno dopo. E scusate se è poco.
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