Renato Casaro: il cinema in mostra a Treviso

La mostra dedicata a Renato Casaro, l’ultimo grande cartellonista del cinema, è ancora in corso al Museo di Santa Caterina a Treviso. Dato il grande successo, infatti, gli organizzatori hanno deciso di prorogare l’evento fino al 13 febbraio 2022 per la sede espositiva principale e fino al primo maggio per le sedi secondarie del Museo Nazionale Collezione Salce.

Sono andata a visitare la mostra qualche giorno fa e ne sono rimasta incantata: venite, vi porto con me.

Cosa vedere alla mostra di Treviso

Renato Casaro: l’ultimo cartellonista del cinemaTreviso, Roma, Hollywood: il titolo della mostra allestita per celebrare l’artista parla da sé. E racconta un’avventura che parte dalla città veneta fino ad arrivare molto più lontano.

Casaro, infatti, si è formato ed è arrivato al successo in Italia, ma l’arte, la tecnica e la meraviglia dei suoi manifesti cinematografici lo hanno fatto conoscere in Europa e in America. Moltissime locandine che tutti conosciamo sono opera sua: quelle di Balla coi lupi, Nikita o 007 – Mai dire mai, solo per citarne alcune tra le tantissime.

Nato a Treviso nel 1935, l’artista oggi è tornato a vivere nella città veneta: in mezzo, una carriera incredibile. A diciassette anni inizia a lavorare come apprendista per la tipografia Longo e Zoppelli, creando sagome in cartone dipinte a mano per i cinema della sua città. Nel 1954 si trasferisce a Roma, dove lavora per un anno e mezzo nello studio di Augusto Favalli, imparando il mestiere di grafico e cartellonista: tre anni dopo, Casaro apre un proprio studio.

Durante gli anni ’70 l’artista sperimenta e innova, spaziando tra generi diversi: commedie, peplum, film horror, pellicole western e film d’avventura. Nel 1984 si stabilisce a Monaco di Baviera, lavorando ai manifesti di film italiani distribuiti in tutto il mondo, come C’era una volta in America di Sergio Leone.

Negli anni ’80 Casaro continua a usare i pennelli, ma introduce come tecnica principale l’aerografo: questo gli permette di rappresentare i personaggi con uno stile iperrealista, quasi fotografico. A quest’epoca risalgono le collaborazioni con le grandi case di produzione: nascono i manifesti per Amadeus, Il nome della rosa, L’ultimo imperatore, la serie di Rambo.

Alcune delle opere più conosciute di Renato Casaro sono protagoniste della mostra a lui dedicata a Treviso. Un omaggio al grande artista, ma anche un viaggio che conquista lo spettatore, portandolo per mano in un mondo di suggestioni che l’allestimento semplice ma assolutamente d’effetto riesce ad esaltare.

Si comincia nel chiostro dell’antico convento di Santa Caterina, ora trasformato in sede museale. Sotto le arcate regolari ci accolgono alcune delle locandine più celebri create da Casaro: Conan il barbaro, Il piccolo Buddha, Nikita. Una prospettiva quasi irreale, che guida i passi dello spettatore verso l’ingresso della mostra.

Dopo un breve percorso tra scale e corridoi si arriva alle sale espositive, dove le opere sono presentate in ordine cronologico:

  • locandine originali che servivano per la successiva stampa dei manifesti;
  • bozzetti preparatori ad acquerello e a matita;
  • immagini pubblicitarie, perché Casaro ha lavorato anche come grafico.

Molti dei cartelloni e delle opere arrivano dall’archivio personale dell’artista: una raccolta immensa, curata ancora oggi dalla moglie Gabriele. Altre provengono dal Museo Nazionale Collezione Salce, sempre a Treviso. Altre ancora arrivano da raccolte e cineteche, in particolare dalla Cineteca di Bologna.

Passare di sala in sala vuol dire lasciarsi cogliere di sorpresa dalle immagini, e spesso anche dai ricordi. “Pittori di cinema“: così erano definiti Casaro e i suoi colleghi. Il perché è facile da intuire: non si tratta solo della tecnica utilizzata – fino agli anni ’70 gli artisti lavoravano con i pennelli – ma della capacità di comunicare l’essenza della pellicola in un’unica immagine.

Come un pittore, Casaro ferma il tempo, coglie le espressioni e gli stati d’animo dei protagonisti, le imprime in un attimo nella memoria dell’osservatore. Gli schizzi preparatori per alcune delle sue locandine sono studi delle proporzioni, esplorazioni sui dettagli, opere che rivelano moltissimo dell’eccezionale senso compositivo dell’autore. E sono firmati: una firma che diventa il segno di riconoscimento del maestro.

Mostra Renato Casaro Treviso: locandine

Tanto più che, a volte, l’artista trevigiano non vede nemmeno l’intera pellicola prima di dedicarsi alla locandina. Spesso ha a disposizione pochi fotogrammi per riuscire a cogliere l’essenza della storia o il dramma dei protagonisti. E ci riesce, come nel bellissimo ritratto di Claudia Cardinale per il manifesto di Una donna, due passioni“. Entri nella sala e la locandina è in fondo, sulla destra. Magari non conosci il film, ma lei, lei la riconosci subito. Lo sguardo rivolto di lato, i lineamenti tesi e vigili: sembra davvero uno scatto rubato durante le riprese.

Orari, informazioni e prenotazioni

La mostra dedicata a Renato Casaro a Treviso, dunque, continua nelle diverse sedi:

  • Nella sede museale di Santa Caterina, l’evento si conclude domenica 13 febbraio. Nelle sale, come detto, sono visibili alcune delle locandine originali dell’artista, oltre a diversi bozzetti preparatori.
  • Al Museo Nazionale Collezione Salce, nella sede della chiesa di Santa Margherita, sono esposte altre opere dell’artista trevigiano. In più, una sezione didattica permette a bambini e ragazzi di creare il loro manifesto cinematografico. C’è anche una sala dedicata agli ipovedenti, con la riproduzione tridimensionale del manifesto per Il tè nel deserto.
  • Nella seconda sede della Collezione Salce, che si trova nell’ex chiesa di San Gaetano, i visitatori scoprono l’intero processo di creazione di un manifesto cinematografico, dai primi contatti con i produttori ai bozzetti preparatori, fino allo sviluppo dell’opera e alla stampa.

La sede principale della mostra, a Santa Caterina, è visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Le sale espositive della Collezione Salce, invece, sono accessibili venerdì, sabato e domenica, sempre dalle 10.00 alle 18.00.

I biglietti sono acquistabili direttamente sul posto oppure online, sul sito www.vivaticket.com. Ci sono diverse possibilità, a seconda delle preferenze e dell’età dei visitatori:

  • Il biglietto unico per le tre sedi espositive costa 15 euro e ha una validità di un mese, nel caso in cui non si riuscissero a visitare tutte le sezioni della mostra lo stesso giorno;
  • Se si intende visitare una sola delle aree espositive, il biglietto costa 9 euro;
  • Per i gruppi, è possibile acquistare l’entrata alle tre sedi al prezzo ridotto di 12 euro, con prenotazione anticipata;
  • Infine, per le famiglie, è disponibile il biglietto unico con ingresso alle tre sedi espositive: dura un mese e costa 21 euro.

Per minori di 18 anni, scolaresche, persone con disabilità, giornalisti, guide autorizzate e accompagnatori di scuole o gruppi l’ingresso è gratuito.

Tutte le informazioni sono disponibili sul sito web della mostra. In alternativa, per maggiori dettagli e per prenotare visite guidate o laboratori, ci si può rivolgere alla sede dei Musei Civici di Treviso: 0422.658442, oppure info@museicivicitreviso.it

Per la sede di Santa Caterina, prendetevi almeno un’ora e mezza di tempo. Se poi, oltre alla mostra, volete visitare la bellissima chiesa sconsacrata o la pinacoteca e il museo archeologico, calcolate almeno tre ore. Io vi suggerisco di approfittarne, e di concludere la giornata con un giro in centro e una cena in città: Treviso è incantevole in ogni stagione e merita davvero una visita senza orologio.

A breve distanza da Santa Caterina c’è l’area di sosta a pagamento di Piazza del Grano: bastano cinque minuti a piedi per arrivare al museo. Se invece decidete di prolungare la vostra visita e cercate un parcheggio gratis, potete scegliere l’area di sosta del pattinodromo, in parte gratuita ma sempre affollata, a dieci minuti dal museo. Una buona alternativa è il parcheggio vicino allo stadio, a quindici minuti da Santa Caterina.

Perché visitare la mostra

Quando ho deciso di acquistare il biglietto non sapevo bene cosa aspettarmi: mi piace andare al cinema, ma non sono un’appassionata e tantomeno un’esperta.

Ora, dopo aver visitato la mostra, posso dirvi che per godere di ogni singola opera esposta, dall’inizio alla fine, non serve conoscere a memoria la storia della settima arte. Serve – questo sì – il desiderio di lasciarsi incantare da un immenso narratore. E di ascoltare quello che i suoi racconti per immagini hanno da dirci.

Perché la mostra su Renato Casaro a Treviso è un viaggio: nei nostri ricordi, nei riti familiari di quando eravamo bambini, nella suggestione di storie indimenticabili. Io, per esempio, mi sono emozionata quando ho visto la locandina e le foto di scena di “…e continuavano a chiamarlo Trinità“. Da piccola non sopportavo i western, ma ricordo ancora di aver visto questo film insieme a mio nonno, una domenica pomeriggio: ho conosciuto così Bud Spencer e Terence Hill.

Prendete l’allestimento: luce tenue, spazi ben definiti e l’atmosfera particolare di quando aspetti che inizi lo spettacolo. Sarà retorico, ma i percorsi che conducono da una sala all’altra sembrano davvero i corridoi di un cinema. Non per nulla, ad accoglierci all’ingresso c’è una vecchia macchina da proiezione: sul muro, illuminato ad arte, il racconto della vita di Casaro.

E poi, ovviamente, le opere. Alzi gli occhi e vedi il bozzetto preparatorio per Misery non deve morire: Kathy Bates è incombente, severa, inesorabile. Impossibile non sentire un brivido freddo lungo la schiena. Vogliamo parlare di Nikita? Le piastrelle di un bagno, una macchia di sangue e il profilo di una donna, nitido contro lo sfondo: bianco, nero, rosso. Bastano tre colori per catturare l’attenzione dello spettatore e non lasciarlo andare: non prima di aver conosciuto Nikita.

La verità è che ognuno di noi visiterà la mostra in modo diverso: perché ognuno lo farà seguendo la propria mappa, alla ricerca di un tesoro tutto suo. Magari sulla scia del Corsaro Nero interpretato da Kabir Bedi e ritratto dal cartellonista veneto in una delle sue opere più coinvolgenti.

Bernardo Bertolucci, Dario Argento, François Truffaut, Luc Besson, Quentin Tarantino e moltissimi altri: Renato Casaro ha lavorato con i più grandi, realizzando oltre mille locandine. E ci porta al cinema, tutti, senza nemmeno passare per la biglietteria. Lo ha fatto per un’intera, lunghissima carriera: e continua a farlo anche oggi, a Treviso.

Link utili:

Sedi museali:

  • Chiesa di Santa Margherita – Via Reggimento Italia Libera, 5
  • Complesso di San Gaetano – Via Carlo Alberto, 31
  • Museo Santa Caterina – Piazzetta Mario Botter, 1

Sito web: https://www.museicivicitreviso.it/it/news-ed-eventi/news-ed-eventi/dettaglio/renato-casaro

Informazioni e prenotazioni: 0422.658442 / info@museicivicitreviso.it

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