Ci sono storie che ti lasciano dentro il sapore fresco della felicità e la sensazione di aver ricevuto un regalo: come quella di Fritzi Metzger, artista tedesca che si è trasferita in Toscana una decina di anni fa. Per raccontarla dovrei mettere nero su bianco le sue parole variopinte, la sua risata trascinante, la luce dei suoi occhi attentissimi. Una sfida da niente, insomma. Io ci provo, ma so già che stavolta non basterà: perché l’arte di Fritzi è lei, i suoi colori, il suo modo incredibile di raccontare. Per capirlo, bisogna incontrarla.
Il percorso artistico
“L’arte è una sensazione di calma, qui, nella pancia”. Abbiamo iniziato a chiacchierare da neanche dieci minuti quando Fritzi Metzger se ne esce con questa frase. Poche parole potenti, di una semplicità assoluta.
Del resto, le nostre emozioni più profonde ci arrivano proprio dalla pancia. Non importa se si tratta di una stretta acida di rabbia, della tranquillità che ti allarga il respiro o delle proverbiali farfalle nello stomaco. “Pancia” è sinonimo di istinto: e se qualcosa arriva da lì, allora è tuo. Per natura.
Fritzi, la bambina che all’asilo correva nell’angolo della creatività a sperimentare. La ragazzina che non vedeva l’ora di tornare a casa per continuare il suo bricolage. Nata in una famiglia di artisti e accademici, figlia di un archeologo e di una musicista, dopo le scuole superiori deve scegliere cosa studiare. Violino o arte?
Arte, decide lei. Perché l’arte è libertà senza costrizioni, è viaggio, esperimento e scoperta. Lei adora viaggiare, e senza dubbio vuole essere libera: a Kiel, la cittadina del nord della Germania dove abita, c’è un’Accademia d’arte e Fritzi si iscrive.
“Non avevo molta fiducia in me stessa“, racconta, “ma uno dei miei insegnanti mi ha incoraggiata“. A 23 anni il professore organizza una mostra con le opere dei suoi allievi: il tema è l’Arca di Noè. Fritzi Metzger partecipa portando le sue coloratissime sculture di animali in cartone. Poco per volta, davanti alle opere di Fritzi si forma un piccolo capannello di persone. “Entravano, si fermavano, sorridevano“.
Animali e colore: l’artista tedesca sceglie di continuare a lavorare su questo filone. Prova a scolpire la pietra, ma è un materiale troppo compatto: lei invece vuole leggerezza, e si guarda intorno. Kiel è vicina al Mar Baltico, a poca distanza dal confine con la Danimarca: il mare si incunea fino al centro della città, in un fiordo profondo.
Alla ricerca di materiale per il suo lavoro, Fritzi inizia a lavorare il ferro di scarto dei grandi cantieri navali: nascono sculture aeree e leggere, in cui il ferro si trasforma per diventare ala, becco, curva
All’accademia i colleghi più vecchi la prendono in giro: “I tuoi animali sono arte per bambini: troppo colorati, troppo naïf“. Lei però non si fa smontare. Durante un viaggio a Parigi si imbatte nella Fontana Stravinsky, vicino al Centro Pompidou: un trionfo di colori, forme, vita, e tutta l’armonia dell’acqua. “Quando l’ho vista ho pensato: “Ecco un’artista che la pensa come me. Voglio conoscerla”. È l’inizio di un percorso e di un’avventura, che la porterà per la prima volta in Italia, ad incontrare Niki de Saint Phalle.
Le opere
Conoscete il Giardino dei Tarocchi, vicino a Capalbio, in Toscana? Un giardino incantato e coloratissimo, dove grandi figure in cemento e acciaio raffigurano i ventidue arcani maggiori dei tarocchi. Niki de Saint Phalle inizia a lavorarci nel 1979 e la costruzione prosegue negli anni successivi.
Quando Fritzi Metger decide di andare a conoscerla è il 1987 e i lavori sono ancora in corso: la località è segreta, e Fritzi gira la Toscana in lungo e in largo, chiedendo informazioni e suonando il violino nelle piazze. “Ci sono voluti due mesi prima di arrivare a Capalbio“, racconta, “Due mesi in cui ho sempre trovato qualcuno che mi ha ospitata e mi ha fatto sentire a casa“. È il promo incontro con l’accoglienza italiana.
Quando finalmente arriva la giardino, le dicono che Niki non c’è e la invitano a tornare di lì a dieci giorni. Lei ringrazia, poi si ferma nell’uliveto vicino a suonare il violino. Quando ritorna, dieci giorni dopo, Niki de Saint Phalle la accoglie dicendo: “Ti ho sentita suonare, e a me piacciono i musicisti. Di solito non faccio entrare nessuno, ma per te farò un’eccezione: vieni”.
Frizi non se lo fa ripetere due volte: entra nel giardino, chiacchiera con l’artista francese e le fa vedere le sue sculture. Niki de Saint Phalle la incoraggia a continuare e a non curarsi di chi la deride o sminuisce la tua arte: “Hai talento, devi andare avanti“. È l’inizio di un’amicizia che proseguirà per molti anni: Fritzi si unisce alla squadra di artisti e operai che lavorano al giardino e resta ancora due settimane in Toscana.
Quando riparte, lo fa con una convinzione ritrovata: del resto, continua a tenere informata Niki sul proprio percorso, e l’artista la raccomanda per un lavoro a Firenze. Nel testo della lettera di referenze Niki de Siant Phalle scive: “Raramente scrivo lettere di raccomandazioni, ma credo con tutto il cuore che Fritzi Metger sia la persona giusta per questo lavoro“.
E Fritzi continua a lavorare, perfezionarsi, sperimentare. Le sue sculture sono continua ricerca: immensi uccelli alti anche quattro metri, con creste di drago e piume di fuochi d’artificio che sembrano fiori di metallo; forme fatte di reticolati, di pieni e di vuoti che rendono il ferro incredibilmente leggero. Ci sono anche piccoli uccelli casalinghi, con espressioni interrogative, sornione, ironiche: sono i suoi Speedy, che sbucano dagli angoli più impensati con una domanda nello sguardo.
Il ferro si piega, si trasforma, diventa materia viva: in alcune sculture sembra avere quasi la stessa consistenza di una stoffa inamidata o dei rami di un albero. “Con il mio lavoro, do nuova vita ad un materiale che sarebbe destinato alla discarica: mi piace pensare di offrirgli un destino diverso“.
Nel suo percorso artistico, però, non ci sono solo le sculture: Fritzi crea arazzi con le foto dei suoi viaggi stampate su tessuto, che incrociano luoghi, persone, lingue diverse. “Mi piacerebbe organizzare una mostra dove poter esporre le mie sculture in ferro insieme alle opere realizzate con altri materiali e altre tecniche“, rivela, “Ma ci vorrebbe uno spazio davvero grande“.
Per Fritzi Metzger l’ispirazione è ovunque: nella natura, nell’uomo, negli incontri. Racconta che un giorno, mentre si trovava in Kuwait per uno dei suoi tanti viaggi, si è imbattuta in un negozietto di carabattole per turisti: affascinata dai colori e dall’atmosfera, anche con quegli oggetti ha realizzato una piccola opera.
L’artista tedesca torna molte volte in Italia, anche per rivedere Niki de Saint Phalle. Nel nostro paese la sua creatività scorre ancora più liberamente, racconta. “Quando sono arrivata in Italia per la prima volta, venivo dalla Germania degli anni precedenti alla caduta del muro, che era molto più pesante e grigia rispetto a oggi, forse a causa della Guerra Fredda. In Italia, invece, c’erano sole, colori e tanta voglia di ridere e di condividere“.
Fritzi Metzger continua a esporre le sue opere in Germania, in Italia e in tutta Europa. Nel 2010 si trasferisce tra le colline del Mugello, dove abita ancora oggi. Qualche anno più tardi, nel 2016, la chiamano da Villa Salviati, a Firenze: dal 2012 la villa è la sede degli Archivi Storici dell’Unione Europea, dove vengono custoditi gli originali dei documenti che hanno fatto la storia dell’UE.
In occasione delle giornate a porte aperte il Direttore degli archivi, Dieter Schlenker, organizza mostre d’arte accessibili al pubblico. Quell’anno cercava un’artista che realizzasse opere grandi e colorate. Così, su suggerimento di una sua collaboratrice, contatta Fritzi e le chiede di allestire la mostra con le sue opere.
La mostra è un successo, e in più Schlenker e Fritzi Metzger si capiscono al volo: collaborazione e amicizia proseguono e nel 2020 è l’artista tedesca a proporre al Direttore di organizzare una seconda mostra. Con una novità: un cambio di tema e di stile.
Durante il lockdown, Fritzi continua a lavorare alle sue sculture. Il ferro le arriva dalle rimanenze di lavorazione di un’azienda della zona specializzata in taglio laser. L’impresa lavora anche nel settore medicale e non è toccata dalle restrizioni. “In quel periodo mi sono dedicata alle mie opere. Mi sentivo fortunata, perché c’erano giorni in cui riuscivo quasi a non pensare alla pandemia“, racconta.
Inizia a sperimentare nuove idee: non più solo animali, ma forme geometriche. Reticolati leggeri che salgono verso il cielo, sagome coloratissime che si ripetono tra i pieni e i vuoti e che lasciano passare la luce, l’aria, il verde e l’azzurro. Sono queste le sculture che danno vita alla mostra “Da cosa nasce cosa”, nel giardino di Villa Salviati. Un’esposizione che parla di colore e leggerezza, ma anche di speranza: le erbe spontanee del giardino sono cresciute tra le sculture e ora il convolvolo si arrampica sul ferro, a raccontare la vita e la rinascita.
Effetto Fritzi Metzger
Guardando le sculture di Fritzi al sole della Toscana viene in mente una sua frase: “La gente sorride quando vede le mie opere. Io sono felice quando faccio arte e riesco a trasmetterlo“. Dice proprio così, Fritzi: faccio arte. Per lei l’arte è la materia trasformata, la tecnica che cambia il ferro in forma, il gusto di padroneggiare i segreti delle lavorazioni.
E in più, c’è l’effetto Fritzi Metger.
Vi ricordate dei cantieri navali di Kiel? Immaginate una giovane ragazza che li attraversa per intero sotto lo sguardo di uomini che costruiscono navi da 240 metri. Indifferenza, quando va bene, ostilità in altri casi. Fritzi saluta, allunga il passo e raggiunge lo spazio che le hanno assegnato per la sua arte. Poco per volta, arriva un saldatore incuriosito, poi un altro operaio e un altro ancora.
La voce si sparge: “Venite a vedere cosa sta facendo questa ragazza! È bello, è divertente!“. Gli uomini che lavorano nei cantieri osservano gli animali di ferro di Fritzi. Li osservano da tecnici, da gente abituata a lavorare il ferro tutti i giorni: “Le tue idee sono buone, ma le tue saldature fanno schifo“. “Insegnatemi“, ribatte lei.
Così, al porto di Kiel, l’artista tedesca impara a saldare come si deve: scopre che il metallo deve apparire di un certo colore dietro la maschera per ottenere un buon risultato e che il ferro fuso deve scorrere in un certo modo. Prima di arrivarci, però, ha conquistato i lavoratori dei cantieri, con la sua arte e il suo modo di essere: effetto Fritzi Metzger, appunto.
Per spiegarlo, Fritzi usa un’immagine molto semplice ma perfettamente calibrata: “Io sento l’arte dentro di me. Per questo la porto ovunque, come la lumaca fa con il suo guscio: e ovunque mi sento a casa“.
La sua scultura è gioia, dialogo, amore per le sue creazioni: ogni animale è unico, e non si tratta solo dell’unicità comune a tutte le opere d’arte. “Per realizzare una delle mie opere posso impiegare anche quattro mesi: non mi fermo finché non sono soddisfatta. Ogni animale ha un nome e una personalità, perché nasce da un dialogo tra la mia anima e la sua“.
Per questo, le opere di Fritzi sono così vive: perché sono diverse, autentiche e gioiose: sono la sua energia, i suoi viaggi e sua gioia di vivere trasformate in bellezza. Il suo desiderio? Continuare a trasmettere tutto questo, e farlo in spazi aperti al pubblico: le piazze, i parchi, i giardini.
L’artista tedesca cerca il rapporto con le persone, dandogli valore. Parlando della mostra a Villa Salviati racconta della gente che veniva a sbirciare il suo lavoro di allestimento, dandole suggerimenti su dove posizionare le sue opere. “Fino a quando non ho completato l’allestimento, non sapevo quale sarebbe stato il risultato finale: ho lavorato tenendo in considerazione i consigli di tutti“.
Ecco, questa è l’arte di Fritzi Metzger: un’opera che trasforma il ferro in materia viva e regala leggerezza e incontro. Leggerezza, sì, ma la stessa di cui parlava Calvino: precisa, definita, voluta fino all’ultimo centimetro di metallo. E che solleva ogni macigno dal cuore.
Link utili:
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email: fritzimetzger@gmail.com
Sono molto emozionata a leggere il tuo racconto di Fritzi.
Fritzi è un’amica ed una grande artista che conosco da molti anni. Con questa tua intervista hai fatto “uscire” molto bene la sua personalità e questo non è sempre scontato.
Le interpretazioni del suo fare arte toccano l’anima, come la toccano le tue parole scritte.
Bellissimo, un attimo di silenzio, tutto risuona in me, leggerezza quella di cui parla Calvino, la libertà dentro, il poter osservare nel viaggio della vita e tradurlo in opere che hanno visionato la natura le persone le sensazioni, tutto nella pancia, gli abbracci, l’accogliere, la capacita di trasformare, il ricercare, l’ascoltare… c’è tutto, vorrei conoscerti Fritzi Metzger
Cara Diamantina,
Sono davvero molto contenta che questa sia la reazione all’articolo su Fritzi Metzger!
Alla fine del testo, trovi anche il suo recapito email.
Grazi e buona serata
Laura
Grazie Laura,
come sempre dalle tue parole traspare la gioia dell’arte e della vita.Grazie, Grazie davvero per questa tua meravigliosa condivisione
mi piacciono molto le opere di Fritzi Metzger : desidero contattarla per una collettiva a Luino.
Buongiorno Mariella,
e grazie per il suo commento. Alla fine dell’articolo trova l’indirizzo email a cui poter contattare direttamente l’artista.
Se dovesse avere difficoltà a riguardo, mi scriva pure.
Grazie e buona serata
Laura
Ciao Mariella, di che mostra si tratta? Contattami pure:
fritzimetzger@gmail.com