Fare gli auguri di Natale è difficile come scegliere il regalo giusto: devi pensare a chi lo scarterà, intuire i suoi desideri, immaginare i suoi occhi e vederli brillare. Allora, per questo post di auguri indosso i guanti – quelli da sera, non quelli da neve – e tempero le parole con il temperino buono.
Ascoltando Radio Freccia, ieri pomeriggio ho sentito Nessuno, uno tra i miei speaker preferiti, che invitava gli ascoltatori a lasciare “una storia sospesa”, condividendo racconti e ricordi. Così, proprio come si lascia un caffè sospeso al bar per chi arriverà dopo di noi, seguendo una bella tradizione napoletana che si sta diffondendo.
Non so come sia andata a finire né quante storie siano arrivate, perché nel frattempo avevo raggiunto l’asilo dei miei bimbi ed ero pure in ritardo, rallentata dal traffico natalizio. Per farla breve, ho spento la radio, mi sono catapultata dentro rischiando di inciampare sui tacchi e via di corsa.
Ma il pensiero della “storia sospesa” è rimasto: sì, perché una storia può far bene al cuore. Io ne so qualcosa, da due anni a questa parte: ne ho raccontate tante e le porto tutte con me, dalla prima all’ultima.
Sono storie sospese nel senso migliore della parola, perché non hanno una fine: a scriverle, un giorno dopo l’altro, sono persone che vivono i propri sogni e raggiungono i propri obiettivi. Non come quei romanzi dalla conclusione aperta, che ti lasciano un po’di amaro in bocca e non danno risposta alla più sacrosanta delle domande: “Come va a finire?“.
No: le storie dei “miei” imprenditori, dei “miei” artigiani, delle tantissime persone che ho incontrato in questi anni continuano, come la più bella delle serie TV, ma senza la pippa del finale di stagione. Magari pure quello aperto, come nella dodicesima serie di Criminal Minds.
E vorresti saperne di più, vorresti continuare a seguirle queste storie, verresti restare in contatto con tutti. Io provo a farlo: una telefonata, un messaggio, una visita ai più vicini. Per ascoltare di loro, per raccontare un po’di me, per dire “ci sono“.
“Ci sono, sono qui”: forse è proprio questo il significato degli auguri di Natale. E allora, quest’anno voglio provare ad esserci: e voglio farlo anch’io con una storia sospesa. Sospesa come la neve prima di toccare terra, che la prendi in mano e ti stupisci di com’è: leggera, fragile. E bellissima.
Sospesa, come le canzoni che durano otto minuti e quando arrivano a cinque sembrano spegnersi. Non ti fidare, ascoltale fino alla fine, non farti ingannare da quel mormorio di archi che pare perdere il ritmo. Basta un attimo: un accordo di chitarra o un accenno di batteria, e sei già lanciato verso un finale che spacca. Avete mai ascoltato fino in fondo Stairway to heaven o November rain? Fatelo, poi mi direte dove porta quell’attimo sospeso.
Il mio “ci sono” quest’anno arriva in punta di piedi: insieme agli auguri di Natale voglio farvi un regalo. Lasciatemi una parola, una di quelle che risuona più spesso nel vostro cuore, e io vi regalerò una storia.
Fatelo nei commenti a questo post, su Facebook, su Instagram, dove volete: ricambierò con una canzone, con il titolo di un libro che ho amato, o magari con quello di un film. Sarà un modo per dire: “Ho pensato a te e alla parola che hai scelto: ecco, tieni, ti regalo una storia che me la ricorda” .
E se dovesse mancare l’ispirazione? Allora, confido nella magia: quella della gratitudine, perché quest’anno ho tantissimo di cui essere grata. E voglio dirvelo, grazie, di cuore. Buon Natale.